domenica 7 giugno 2015

il profumo dei tigli

mi capita ogni tanto  di ripassare in quel quartiere dove sono cresciuta, infatti  ci sono ripassata domenica scorsa, mentre  andavamo a provare  un nuovo ristorante, appena scoperto in quella zona. Mio marito rallenta sempre  davanti a quella casa d'angolo, sa che il mio  sguardo sale,  indugia  sulle  persiane spalancate degli appartamenti.  Mi lascia il tempo di immergermi nei ricordi.
In silenzio cerco di immaginare quanto e come siano cambiate le cose all'interno, avranno sicuramente ristrutturato, trasformando le stanze in  appartamenti compatibili con le necessità  di oggi.  Qualcuno di meno, ma adatto ai tempi.
Il portone non è più quello di pesante legno, con la porticina incorporata,  che aiutavo a chiudere la domenica. Sostituito da uno di ferro coi  vetri smerigliati. La portineria non c'è ovviamente più,  la sua vecchia funzione  ora la fanno i citofoni. Gli alberi di acero sono quasi tutti spariti, decimati dalle malattie e dal tempo che passa.
Mentre sono assorta svoltiamo su Viale Monterosa, in direzione Piazza Wagner....il mercato coperto,  la panetteria dove compravo la merenda ogni mattina ora è un bar.....cerchiamo parcheggio....ci vuole un po' ma poi  riusciamo a trovarlo. Non è lontano  ma dobbiamo fare una breve passeggiata. Fa caldo e c'è un bel sole.
Scendo dalla macchina e subito il  profumo dei tigli  mi avvolge la testa, riempie le mie narici, mi inebria e mi stordisce quasi. C'è  qualche albero da qualche parte, ma non lo vedo, è la brezza che ne porta il profumo,  me lo appiccica ai vestiti,  si insinua nei pensieri e fa emergere  immagini che credevo dimenticate..
La mente torna a vagare mentre alla mia  destra,  dalla chiesa di  S.Pietro in Sala,  le persone escono dalla messa. Mio marito mi cammina a fianco, rispetta il mio silenzio,  so che legge i miei  pensieri......Ecco di nuovo il mercato coperto....è tutto molto cambiato. E' normale, sono passati quasi sessant'anni da quando l'ho visto per la prima volta...
Il mercato....era sempre aperto, anche la domenica, come tutti i negozi a quel tempo. Ci faceva la spesa mia madre, ci passavo davanti tutti i giorni per andare a scuola e un paio di fruttivendoli che avevano la postazione all'esterno, avevano il deposito del loro carretto con frutta e verdura  proprio dentro a una rimessa nel cortile della casa di ringhiera dove abitavo.  In quella casa abitava anche Graziella Suigo. Lei era l'ultima figlia di Abbondanzio,  il titolare di uno degli unici due banchi di pescheria all'interno del  mercato.
I Suigo abitavano al primo piano, nell'appartamento più grande, quello che dava solamentee sulla strada, niente a che vedere con  gli altri sulla ringhiera, ci si accedeva dal pianerottolo ed era corredato di servizi e di cucinotto, una vera rarità, abbastanza costosa per quella casa e per quel tempo.....  poi  erano gli unici che avevano già l'automobile, e non era da tutti in quegli anni, erano una famiglia decisamente benestante.
Graziella era parecchio   più grande di me, ma mi considerava come una sorellina, quella che avrebbe voluto avere per sentirsi meno sola. Invece  aveva due fratelli più grandi, entrambi già sposati e con figli.  Carlo, che faceva il tassista, e Oreste, il maggiore,  che invece gestiva la pescheria insieme al padre. Graziella era arrivata tardi, inaspettatamente,  quando i suoi genitori erano già un po' avanti con gli anni, ed era la piccola di casa, molto viziata e coccolata da tutti. Aveva finito le scuole  superiori, e non lavorava.
Suo padre era di mentalità abbastanza ristrette, uno di quei padri all'antica, che dirigeva la vita di tutti,   e preferiva saperla a casa, in attesa di marito.
Così lei passava le sue giornate in casa con sua madre Rina, annoiata e irrequieta. Io,  dopo i compiti, trascorrevo diversi pomeriggi  in sua compagnia, giocavamo a dama, a carte, leggevamo, mangiavamo gelati, e alla fine, quando salutavo per andarmene,  molto spesso sua madre mi metteva  in mano un pacchetto con del pesce fresco  che suo marito aveva portato a casa all'ora di pranzo. Generalmente cefali,  sardine o sgombro, a volte trotelle....e confesso che era molto apprezzato a casa mia. Non compravamo spesso  il pesce, costava parecchio, il massimo che potevamo permetterci era il palombo, che odiavo cordialmente, per cui quello era un vero regalo...
Eravamo molto legati alla famiglia Suigo, mia madre voleva molto bene alla signora Rina, una donna buona e paziente non proprio in piena salute, la aiutava in casa a volte, le faceva delle piccole commissioni, portineria permettendo, e Rina la  ricambiava nell'affetto e nella stima. C'era una frequentazione quotidiana, e ci si aiutava come si poteva, in molti frangenti... e  quando nacque mia sorella fu naturale chiedere a Graziella di farle da madrina di battesimo...
La mia amica aspettava la domenica con ansia. Ogni domenica. Perchè era giorno di messa, occasione per uscire di casa e sfoggiare qualche abito nuovo. La guardavo tutte le volte,  ammirata, io adolescente e lei giovane donna nello splendore dei suoi vent'anni. Era sempre  fasciata in tailleurs di varie fogge e colori...ne ricordo uno estivo, color corallo,  che faceva risaltare il suo incarnato delicato e i capelli corvini....era bellissima! Si avviava in via San Siro sottobraccio al padre, camminando fiera sui suoi tacchi molto alti..
Ogni tanto, d'estate, chiedeva a mia madre il permesso di portarmi con loro, alla casa che avevano a Sangiano, vicino al lago Maggiore. Io ero felicissima di queste trasferte, perchè con lei venivo a contatto con un mondo  per  me sconosciuto e affascinante,  fatto di ragazzi più grandi, di feste in casa, di sere senza orario, di divertimento.
La  sua casa aveva  un grande giardino che dava su un viale alberato. Un viale di tigli.
Ne  ricordo perfettamente il profumo, la sera. Riempiva le stanze,  e noi.
A Sangiano frequentava un gruppo di amici più grandi, fra cui parecchi artisti, c'era chi dipingeva, chi invece suonava e faceva concerti, chi iniziava a scrivere. Era il tempo in cui andavano di moda gli esistenzialisti, e ricordo che  le ragazze di quel gruppo erano tutte vestite di nero  e  pettinate cone Juliette Gréco. Un gruppo di amici decisamente bohémiens che io mi divertivo ad osservare.  Ero davvero piccola rispetto a loro,  me ne stavo un po' in disparte,  annotavo tutto dal mio angolino  di adolescente,  e sognavo...
Talvolta  Graziella   organizzava a casa sua letture tratte da romanzi e  con gli amici metteva  in scena i personaggi di quello stesso  libro,  ne usciva una sorta di recita teatrale casalinga,  ma più sovente erano letture di poesia, e a me piaceva moltissimo stare ad ascoltare...credo di avere avuto lì una specie di iniziazione,  perchè da allora non ho praticamente mai  smesso di leggere poesia..
In quel gruppo c'era anche Glauco, un ragazzo di cui era innamorata,  ma che non piaceva a suo padre,  ricordo i suoi pianti  a volte,  perchè non le era permesso di vederlo, se non di nascosto. Però  andò a finire che  qualche anno dopo se lo sposò. Non so come, ma riuscì a strappare il consenso di suo padre alle nozze. Si sposò e andò a vivere nel varesotto, mentre  noi ci eravamo già trasferiti, avevamo lasciato la portineria. Le mandammo un regalo attraverso una comune amica, e poi, per anni,   non  ho più avuto sue notizie, se non sporadicamente. Invece  ad un certo momento,  credo intorno alla metà degli anni '70,  d'improvviso, attraverso la stessa comune amica,  mi arrivò la notizia che era scomparsa per una grave malattia. Ho provato un  grande dolore, come fosse mancato qualcuno della mia famiglia...un dolore che mi sono portata dentro  per molto tempo col rimpianto di non averla mai  più potuta rivedere.....
Il semaforo è rosso, ci fermiamo e approfitto per  sbirciare  attraverso i vetri delle grandi porte del mercato, cerco di scorgere il banco della pescheria, e mi domando se ancora è gestito da qualcuno della famiglia Suigo....credo di sì, ma non ne sono sicura...
Il semaforo torna verde, riprendiamo a camminare e il  profumo dei tigli continua a riempire le mie narici, ad avvolgermi la testa, ad annebbiarmi un poco e a rimandarmi l'immagine di Graziella, nel suo taielleur  corallo, che si gira per salutarmi mentre si avvia per andare a messa in S. Pietro in Sala...
voglio ricordarmela così, con i capelli neri  corti, la frangetta e il suo sorriso dolce dietro  le labbra piene,  colorate di rosso corallo come il suo vestito....
Nel frattempo siamo arrivati, entriamo e ci sediamo nel dehors del ristorante, in fondo alla via Marghera. Ordiniamo e mentre sorseggiamo un bicchiere  di vino bianco come aperitivo, racconto a mio marito questa storia....e lo  so,  ripensando a quei pacchetti di pesce  che ogni tanto portavo a mia madre, lo so già che sarà pesce quello che cucinerò....



 Crudo per cena




Premetto che io non mangio pesce crudo, ma lo preparo per i miei, dato che lo amano tutti.
Ricordatevi di abbattere sempre il pesce che dovete consumare crudo, lasciandolo in freezer per un paio di giorni prima di prepararlo. Scongelatelo poi in frigorifero, o , se l'avete, nell'abbattitore usando la funzione apposita.

Le dosi delle ricette sono indicativamente per una persona, massimo due, se lo considerate un antipasto . Possono essere, in dose più abbondante, un secondo.



Tartare di salmone al pepe rosa e aneto, salsa di yogurt e curry


150 gr salmone in una fetta spessa
aneto
bacche di pepe rosa
olio, sale, pepe
qualche rapanello per guarnire

per la salsa:
3 cucchiai abbondanti di yourt greco, o bianco
1 cucchiaio abbondante di succo di limone, filtrato
curry a piacere


dopo aver scongelato il pesce, riducetelo in dadolata, eliminando pelle o eventuali spine.
Mettete tutto in una ciotola, aggiungete bacche di pepe rosa e aneto abbondante, un poco di olio e una macinata di pepe. Mescolate tutto accuratamente, coprite e tenete in frigorifero per almeno un'ora prima di consumare.

Mentre il salmone riposa, preparate la salsa. In una scodella mettete tutti gli ingredienti, modulando il curry secondo il vostro gusto. Mescolate molto bene tutto e tenete in frigorifero.

Con la mandolina affettate sottilmente  i rapanelli.

Riprendete il salmone, aggiustate di sale e assaggiate e sistemate il condimento secondo il vostro gusto.
.
Al centro  di un  piatto mettete un cerchio coppapasta, metteteci la tartare di salmone condita, premete per livellare bene tutto e per compattare. Sfilate il coppapasta, decorate con un rametto di aneto e i rapanelli affettati.
Accompagnate con la salsa allo yogurt e curry.






Tartare di tonno e mango con germogli


150/200 gr di tonno rosso
1 cucchiaio di capperini sotto sale
1 mango maturo ma sodo
sale, pepe misto , olio

germogli alfa-alfa per guarnire



riducete il tonno in dadolata regolare, raccoglietelo in una ciotola, conditelo con i capperi ben dissalati in acqua corrente, una generosa  macinata di pepe misto e un filo d'olio buono.
Sbucciate il mango, tagliate a dadini metà della polpa e unitela al tonno. Mescolate molto bene, coprite e lasciate  riposare in frigorifero per un'ora o poco più.

Frullate la restante polpa di mango col minipimer, fino ad avere una crema densa.

Su un piatto mettete il solito coppapasta. Riprendete il tonno dal frigorifero, regolate di sale, mescolate bene e mettete il tonno all'interno del coppapasta. Premete bene per assestare tutto, sfilate il coppapasta e guarnite con un po' di germogli. Accompagnate con la crema di mango.




 Per finire:



 Anche i calamari andranno abbattuti un paio di giorni prima di prepararli,  per cui puliteli, dividete il sacco dai tentacoli, eliminate la pelle, lavate bene il tutto  poi  con un coltello affilato, aprite i sacchi e congelateli ben distesi, separati dai tentacoli che userete per altre preparazioni.


Crudo di calamari marinati, acqua di basilico, cetriolo e limone

4 o 5  piccoli calamari freschissimi

il succo e la scorza grattugiata di un lime
il succo di mezzo limone
il succo di mezza arancia
sale, pepe, olio


per la salsa:

1 ciiuffo abbondante di basilico
1 piccolo cetriolo
2 cucchiai succo di limone
sale

germogli  di rapanello e foglie di acetosella per guarnire


una volta scongelati, tagliate i calamari in striscioline sottili.
Metteteli in una ciotola, aggiungete il succo e la scorza di un lime, il succo  spremuto di mezzo limone e di mezza arancia, condite con sale e pepe.
Coprite e lasciate marinare mezza giornata, in frigorifero.

Al momento di portare in tavola preparate la salsa.
In un contenitore alto, dove possa entrare il minipimer, mettete le foglie di basilico lavate e asciugate.
Sbucciate il cetriolo eliminando le estremità che rischiano di essere amare. Tagliatelo a metà e poi ogni metà ancora a metà per il lungo, eliminate tutti i semi, riducetelo a dadini e aggiungetelo al basilico, dentro al contenitore, unite anche il succo di limone e frullate lungamente il tutto fino ad avere una salsa semiliquida  di un verde brillante.

Prendete i calamari, scolateli dalla marinatura, asciugateli e conditeli con un filo d'olio, e ancora un poco di scorza di lime.
In un piatto  fondo mettete un poco dell'acqua di basilico, aggiungete una piccola matassina di calamari e guarnite con una fettina sottile di lime e foglie di acetosella.

Colorate il piatto con un pizzico di germogli di rapanello



Se non vi piacciono i calamari crudi, scottateli per qualche secondo in microonde,  dopo la marinatura, prima di metterli nel piatto.
Per me  ovviamente li ho scottati, e non ho toccato nè salmone nè tonno.




Il pesce crudo non si mangiava un tempo, e nemmeno si immaginava di poterlo apprezzare anche in questo modo.
Graziella non lo saprà mai che si può cucinare anche così...
se ne è andata nel fiore degli anni ma ha un posto speciale nel mio cuore e lo avrà finchè vivo.











1 commento:

  1. Meravigliosi Giuliana, sia il racconto che le preparazioni fotografate con la tua solita maestria!
    Grazie!

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